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Fortificazioni restaurate dai soci della Sezione

Torre dell’Argentiera a Monte Argentario

Intervento di restauroNicoletta Maioli (Architetto allora in ruolo presso la Soprintendenza BAP di SI e GR) iniziato nel 1994 e proseguito fino agli anni 2000
Fotografie prima dell’intervento di restauroCarlo Falchi e foto di cantiere
ProprietàComunale

La torre, alta 25 metri a 252 metri di altezza, è ubicata in prossimità di porto Santo Stefano sulle colline prospicienti la baia del Pozzarello ed è circondata da una cinta muraria in gran parte diruta come le costruzioni al suo interno. Era un formidabile punto d’avvistamento per segnalare l’arrivo dei corsari, da qui infatti era possibile mandare segnali fino a Talamone, al monastero di San Rabano, ubicato nel Parco Regionale dell’Alberese e addirittura fino a Magliano nell’entroterra.

Purtroppo non ci sono documenti che attestino la data di costruzione di questo insediamento fortificato, ma sappiamo che il vastissimo agro cosano che comprendeva anche Monte Argentario, nell’805 venne donato (donazione apocrifa) da Carlo Magno, per una grazia ricevuta, al Monastero romano di San Anastasio ad Aquas Salvias detto anche delle Tre Fontane. Un affresco, databile al XIII secolo, posto sopra la porta d’ingresso della Basilica, raffigura tutti i territori che facevano parte di questa donazione, fra questi si trova anche l’immagine di Mons Argentarius sovrasto da un’alta torre circondata da una cinta muraria merlata denominata Argentaria, ovvero castrum Argentaria. In un documento dell’A.S.S. del 20 maggio 1269, si legge che il monaco Elia, per conto del monastero delle Tre Fontane, concesse in enfiteusi agli Aldobrandeschi, conti di Sovana, insieme ad altre terre anche “Montem Argentarium”dove si trovava il “castrum Argentaria”. E’ da considerarsi quindi non attendibile la notizia del Malavolti che ne data la costruzione al 1442 edificata per volere dei senesi.

La torre infatti, a pianta rettangolare con paramento esterno rettilineo costruito a filaretto con pietrame ben squadrato in calcare cavernoso locale e muratura a sacco di forte spessore, è di tipologia medievale. L’unica porta di accesso, sovrastata da un arco a tutto sesto, è posta a notevole altezza e anche la rifinitura dell’intonaco interno, dove le pietre sono disegnate con un’incisione, è di tipologia medievale. Nella parte basamentale si trova la cisterna e al piano della porta un camino, il vano interno era suddiviso da solai in legno, la copertura era in volta, come si vede dalle tracce in loco, su questa poggiava un solaio piano . La cinta muraria dava spazio a molte costruzioni, come si vede dal materiale di crollo accumulato all’interno che varrebbe la pena di recuperare con uno scavo archeologico. L’unico ingresso era presidiato da una torretta circolare originariamente coperta in volta, a fianco un edificio rettangolare absidato poteva servire per scopi militari, ma poteva essere anche una piccola chiesa dal momento che in ogni fortificazione ne esisteva una.

L’insediamento in quel luogo forse ebbe origine dall’interesse per una presunta, miniera d’argento o di altro metallo prezioso. Scaduto l’interesse economico la torre perse d’importanza in favore di quelle costiere, infatti da un documento del 1613 risulta essere edifizio antichissimo rovinato e in uno del XVIII secolo viene segnalato il crollo della copertura per la caduta di un fulmine.

L’intervento di restauro è stato particolarmente difficoltoso in quanto la torre è ubicata in cima a un promontorio e l’accesso avviene solo percorrendo uno stretto sentiero che forma dei tornanti fra la macchia mediterranea, quindi tutti i materiali si sono dovuti portare in cantiere utilizzando un dumper cingolato. Inoltre le condizioni della torre presentavano un serio pericolo per le persone addette ai lavori, infatti la caduta del fulmine aveva provocato il crollo della volta di copertura facendo franare gran parte del paramento interno e un angolo di quello esterno, questo aveva causato la rotazione nel vuoto di una parte del paramento di facciata. Quindi, dopo la messa in opera di un doppio ponteggio a tenuta, è stata smontata la parte di pietrame in pericolo ed è stato rimosso il materiale franato all’interno accumulato al piano della porta, portandolo in alto con delle carrucole. Dopo il riordino della struttura si è provveduto all’anastilosi recuperando anche il materiale al suolo e integrandolo dove mancante, naturalmente l’intervento è leggibile dal sottosquadro. Una copertura piana protegge la struttura dall’acqua. La costruzione all’ingresso è stata liberata dalla vegetazione che la ricopriva e consolidata dove necessario, con la stessa metodologia si è proceduto anche al restauro della cinta muraria.

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA:

1-La torre dell’Argentiera con veduta della baia del Pozzarello

2-La torre prima del restauro, visione del prospetto d’ingresso

3- Un particolare del dissesto

4- Prospetto posteriore si notano le buche pontaie

5- La torre con i ponteggi

6- Il vano interno durante i lavori

7- La torre dopo il restauro

8- La cinta muraria prima del restauro

9- La  cinta muraria dopo il restauro

10-La cinta muraria dopo il restauro

11-La torre e l’edificio all’ingresso

12 La torre all’ingresso

13 La strada di accesso, si vede in alto la torre restaurata